Celeberrimo uomo!

Ho ricevuto i lavori “On the specific difference between Primula veris etc,” “Offspring from the illegitimate unions of dimorphic and trimorphic plants etc.” notes on the fertilization of orchids.² Io ne rendo alla S. V. le più sentite grazie. Si sto studiando col massimo impegno, come si deve per ogni cosa che esce dalla penna e dalla mente del più grande naturalista di questo secolo.

Mi permetto alcune rispettose osservazioni. Una infinità di dati mi persuadono che per molti fiori tropicali (e probabilmente per molti delle Orchidee) larghissima e importante parte alla fecondazione debbono prendere gli uccelli mellisugi (Trochilus, Ornismya, Nectariania, Melitreptus e simili).³ O io verso in grave errore, o non mi so spiegare come la S. V. non abbia prego detti pronubi in Speciale considerazione.

Così, contemplando la struttura dei fiori di Corianthes, vedendo la enorme nettaroconea, e la enorme secrezione di liquido dolciastro, dissi tra me: questo fiore deve essere fecondato da un trochilide specialissimo. Ora mi accadde in seguito che sfogliando la opera di Gould sui trochilidi, vidi per lo appunto una tavola ove si scorge un trochilo singolare con becco curiosamente ricurvo visitare i fiori di corianthes, e sorbire il copioso liquido della nettaroconea.⁴ All’ incontro la spiegazione del Dott. Crüger mi sembra pochissimo fiducievole. La natura non fa glandule melliflue, nè perfettamente lavorate nettaroconche, semplicemente per inumidire le ali di una Euglossa.⁵ Io mi rimetto ad ulteriore guidizio della S. V.

Mi riuscì oltremodo istruttivo lo apprendere che alcuni insetti vanno sui fiori di orchidee non già per suggere miele ma per rodere speciali escrescenze.⁶ Questa era una idea che già da un pezzo mi girava per la mente. Piacemi che i fatti corrispondano a questa idea. Tra le orchidee nostrali senza dubbio deve succedere la stessa cosa pel genere Serapias (S. lingua, cordigera, neglecta ecc.)⁷ Nel fondo del fiore non vi è miele; ma invece vi si trova una grossa escrescenza tinta in purpureo che deve appunto fornir cibo ai pronubi.

Ho ricevuto un numero del giornale ove è comparsa una parte del mio lavoro sulla pangenesi.⁸ La pangenesi può essere considerata sotto due aspetti; sotto l’aspetto monistico e sotto l’aspetto dualistico.

Sotto l’aspetto monistico mi pare, salvo errore, che non possa concepirsi colle leggi chimiche.

Sotto l’aspetto dualistico, la pangenesi è una mirabile, una grande teoria, che aggruppa felicemente, a mio parere, tutti quanti i fenomeni della genesi degli organismi. Ammettendo la esistenza di gemulle di sostanza immateriale, si sfuggono le objezioni della chimica, si spiega la metagenesi, la generazione alternante, la dislocazione, la moltiplicazione, la diminuzione degli organi, i fenomeni di atavismo ecc. ecc. Io sono compreso di ammirazione per la S.V. che ha saputo formulare una così grande teoria, e sarò lieto se potrò in breve pubblicare una scrittura non indegna dell ’alto argomento, sotto il titolo —Apologia della pangenesi sotto il punto di vista dualistico—⁹

Gradisca il tenuissimo dono di due miei opuscoli con cui ho cercato di utilizzare per la geografia botanica le nozioni sulla dicogamia e di estendere l’albero genealogico delle Marantaceo, nel cui stilo credo di aver ravvisato la parte omologa al rostello (!) delle orchidea.¹⁰

Ho l’onore di dichiarararmi della S.V. | Ossequentissimo discepolo

Federico Delpino