Celeberrimo uomo!

Rendo grazie alla S.V. pella indulgente e cortese lettera ultimamente speditami, nonchè pel grazioso dono dell’interessante memoria del Dott. Crüger. La quale è scritta con tanta chiarezza e tanto discernimento, che ha scosso non poco i miei dubbii intorno alla realtà della fecondazione dei Coryanthes per intervento dell’ Euglossae, e collo stranissimo processo a bagno freddo ivi descritto.² Non ostante mi resta ad approfondire maggiormente la razionalità delle forme florali dei Coryanthes e Gongora. Non dissimulo però fin d’ora che mi dà a pensare la circostanza che il liquido, il quale si raccoglie per stillicidio nel labello, è segregato da due cospicue glandole nettarifere. La natura è molto economa, e non mi contenta che un liquido, il quale avesse semplicemente la funzione indicata dal D^r. Crüger, debba venir segregato da un apparato secretorio e glandoloso.³

Mi è giunto singolarmente gradito il cenno datomi che la Strelitzia, giusta le ricerche della S.V., venga al Capo di Buona speranza fecondata da nettarinie.⁴ Ciò viene a conferma delle mie congetture. Il Prof. Hildebrand suppose che la fecondazione di questa pianta venga effetuata dagli insetti: ma ciò a me parce meno verisimile, perocchè gl’insetti, anche di grossa taglia, non avrebbero la forza sufficiente per far divaricare i lobi della scatola che racchiude le antere.⁵ Farò tesoro di questo suo cenno, e, se la S.V. non dissente, me ne prevarrò ad opportuna occasione.

Il suggerimento, che la S.V. mi diede, di studiare la fecondazione nel grano,⁶ mi giunse tanto più gradito, in quanto che nella state passata ho fatto appunto alcuni studi in proposito. Mi pare di aver messo fuori dubbio, 1^o che ogni flosculo del grano sta aperto per circa un quarto d’ora, in tempo che la fecondazione stimmatica non è ancora avvenuta; 2^o. che in consequenza la dicogamia è possibilissima nel grano; 3^o. che per altro ogni fiore del grano è suscettibile di essere fecondato col proprio polline. Presso la segala ho trovato che la fecondazione dicogamica è di gran lunga la più facile. Presso l’Hordeum vulgare ho trovato che un terzo dei fiori non si aprono menomamente (e quindi non possono essere fecondati dicogamicamente) mentre gli altri due terzi si aprono e possono essere fecondati dicogamicamente.⁷ Presso l’Hordeum diytichum ⁸ (con strana eccezione) la fecondazione omogamica (e non dicogamica) è veramente necessaria, perocchè succede quando ancora le spighe non uscirono fuori dalla guaina fogliare. Ma ecco che, con mirabile alternativa, questa specie d’orzo possiede due specie di fiori: gli uni (pochissimi) che si aprono e sono predestinati per la dicogamia; gli altri (moltissimi) che non si aprono, e sono predestinati per la omogamia. Cosicchè presso questa pianta si ripeta il bene conosciuto fenomeno dei fiori di Viola, di Vicia amphicarpa ecc. ecc.⁹ Così, anche presso l’Hordeum distichum rimane intatta la gran legge “no hermaphrodite fertilises itself for a perpetuity of generations.”¹⁰ Ora sto scrivendo una piccola memoria in proposito, e appena sarà stampata, mi farò un dovere di rassegnarla alla S.V.¹¹

Della “Scientific opinion” non mi è pervenuto che il primo fascicolo, cioè il N^o. 48. Ho venuto a sapere per caso che nel N^o. 51 la S.V. deve avere inserito una risposta al mio scritto.¹² Io la prego con sommissione a volermene favorire un esemplare: e, se Ella permette, io farò per deferenza la traduzione della sua risposta, e la farò inserire sulla Revista Contemporanea, che oggi muta nome in Revista Europea.¹³

Ho avuto pure il libro svedese di Axell.¹⁴ È un opera che mi pare di molto merito e scritta con rara coscienza. Godo assai che Axell faccia un altissima stima degli scritti del più grande naturalista del secolo, di cui ho l’onore di riconfermarmi

Ossequentissimo discepolo | Federico Delpino